Oggi sembra impossibile, ma una volta per gestire un intero data center aziendale era sufficiente un unico server all'interno di un ufficio.
Poi sono arrivati gli hypervisor, il cui utilizzo come livelli di astrazione consentiva di trasferire le app delle macchine virtuali (VM) da un'installazione hardware fisica a un'altra: un momento chiave nell'ascesa dei data center hyperscale.
Nella maggior parte dei casi, oggi i vecchi data center on-premise non sono più in grado di gestire il volume dei dati generati, specialmente se creati da applicazioni hyperscale.
I data center hyperscale (chiamati anche hyperscaler) occupano uno spazio fisico considerevolmente più ampio rispetto ai tradizionali data center on-premise, che tendono ad avere dimensioni comprese entro i 1.000 metri quadrati.
Secondo la definizione di hyperscaler data da IDC, per essere considerata davvero hyperscaler, un'azienda deve utilizzare 5.000 o più server e dedicarvi un'area di almeno 10.000 piedi quadrati (circa 930 metri quadrati).
Ma le strutture hyperscale sono spesso molto più grandi, con edifici di dimensioni che si avvicinano ai 5.500 metri quadrati – quasi quanto un campo da calcio.
E questo solo per quanto riguarda l'hyperscaler di medie dimensioni: in realtà ne esistono anche di molto più vasti. Un esempio è il gigantesco data center di China Telecom di Horinger, nella città di Hohhot, nella regione cinese della Mongolia interna. Questa struttura, la cui costruzione è costata 3 miliardi di dollari, copre una superficie che sfiora il milione di metri quadrati e consuma 150 megawatt di potenza (tanto per fare un confronto, l'area occupata corrisponde a quasi 165 campi da calcio messi l'uno accanto all'altro).