Data di pubblicazione: 9 maggio 2024
Autrici: Julie Rogers, Alexandra Jonker
La giustizia ambientale è l'idea che tutte le persone, indipendentemente dalla loro razza, colore della pelle, nazionalità, abilità o reddito, abbiano diritto allo stesso grado di protezione dai rischi ambientali e sanitari.
Definita anche "eco-giustizia", la giustizia ambientale si concentra sul raggiungimento dell'equità ambientale. Incoraggia le popolazioni a coinvolgersi in modo significativo nelle politiche che modellano le loro comunità e promuove un trattamento equo nei processi decisionali che garantiscono la protezione dell'ambiente.
Esistono tre tipi o principi di giustizia ambientale:
L'ingiustizia ambientale è quando il danno ambientale è distribuito in modo non equo e influenzato da modelli di razzismo e disuguaglianza. L'ingiustizia ambientale si verifica quando le comunità a basso reddito o comunque sottoservite sono colpite e oberate da fattori come rifiuti tossici, estrazione di risorse e altri usi del suolo da cui i residenti di quelle comunità non traggono beneficio.
Ad esempio, è più probabile che un sistema autostradale interstatale attraversi una comunità emarginata piuttosto che una privilegiata.1 Nei quartieri in cui la maggioranza della popolazione è bianca e benestante, vengono effettuati più investimenti in infrastrutture, vengono applicate le leggi ambientali e chi inquina ha maggiori probabilità di pagare per il danno causato. I leader della comunità in queste aree sono anche collegati al processo decisionale all'interno dei consigli di zonizzazione o dei consigli comunali, che possono proteggere meglio i loro interessi.
L'ingiustizia ambientale è anche un problema di salute pubblica. I residenti di quartieri vicini a siti industriali, stazioni di trasferimento dei rifiuti, discariche e altre fonti di inquinamento possono essere esposti a rischi ambientali che hanno gravi ripercussioni sulla salute.
Il movimento per la giustizia ambientale è guidato principalmente da persone di colore. Nasce in seno al movimento ambientalista indigeno, che è la lotta portata avanti dalle popolazioni native americane per la sovranità e i diritti fondiari in più di 500 anni di colonialismo.
Si ritiene che il moderno movimento per la giustizia ambientale sia iniziato negli Stati Uniti quando un'azienda di trasformatori a Raleigh, nella Carolina del Nord, ha iniziato a stoccare illegalmente rifiuti industriali contenenti policlorobifenili (PCB) lungo le strade rurali di quindici contee dello stato. Nel 1982, i funzionari statali hanno scelto la contea rurale, povera e a maggioranza nera di Warren come sito per immagazzinare il terreno contaminato da PCB proveniente dalle discariche illegali. I residenti erano preoccupati per le sostanze chimiche che entravano nella rete idrica.
La decisione ha attirato l'attenzione internazionale. Ai manifestanti locali si sono presto unite le organizzazioni nazionali, come la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP). Le marce e le proteste non violente sono continuate per sei settimane e 500 persone sono state arrestate, segnando i primi arresti nella storia legati al sito di una discarica. Sebbene le proteste alla fine non siano riuscite a fermare lo sfruttamento della zona, l'evento è passato alla storia come la pietra miliare del movimento per la giustizia ambientale.
Il movimento si è espanso rapidamente in tutto il mondo. In particolare, l'impennata delle esportazioni di materiali pericolosi verso i paesi del Sud del mondo, a partire dagli anni '80, ha portato alla creazione del movimento internazionale per la giustizia ambientale, che a sua volta ha organizzato il First National People of Color Environmental Leadership Summit, tenutosi a Washington, D.C. nel 1991.
In più di un senso, il movimento per la giustizia ambientale è nato a partire dal movimento per i diritti civili degli Stati Uniti degli anni '60. Molte delle organizzazioni e dei leader che hanno partecipato alle proteste della contea di Warren erano coinvolti anche nel movimento per i diritti civili. Spesso, questi leader erano affiliati a chiese afroamericane, come la Southern Christian Leadership Conference e la United Church of Christ.
Il termine razzismo ambientale è stato coniato dal leader dei diritti civili Dr. Benjamin F. Chavis Jr., che lo ha definito come "la scelta intenzionale di collocare le strutture di smaltimento dei rifiuti nelle comunità principalmente popolate da persone di colore, lavoratori a basso reddito e migranti".
La sovrapposizione tra i due movimenti esiste perché i residenti negli ambienti più inquinati d'America, come nel caso della contea di Warren, hanno statisticamente maggiori probabilità di essere persone di colore e persone che vivono in povertà. Queste aree in genere hanno valori immobiliari più bassi a causa di una storia di "redlining", la pratica di negare prestiti e assicurazioni alle comunità di colore. Il redlining porta più comunità non bianche a vivere in aree con un rischio ambientale maggiore. Come conseguenza, i residenti devono anche affrontare maggiori rischi per la salute, come tassi più elevati di asma, cancro e altre malattie.
In risposta alle proteste della contea di Warren, la Commission for Racial Justice ha studiato il posizionamento delle strutture per rifiuti pericolosi negli Stati Uniti, scoprendo che la razza era il fattore più importante nella previsione dell'ubicazione di questi siti. Inoltre, lo studio del Government Accounting Office (GAO) del 1983 ha mostrato che tre quarti delle discariche di rifiuti pericolosi in otto stati del sud-est si trovavano principalmente in comunità nere e latine a basso reddito.2
L'esposizione a danni ambientali come l'inquinamento è correlata alla povertà. I paesi più poveri soffrono di maggiori danni ambientali, mentre i paesi a reddito più elevato producono la maggior parte dell'inquinamento.
I termini "Nord" e "Sud" categorizzano due regioni del mondo sia in termini geografici che di potere economico. I Paesi del nord del mondo sono Paesi che condividono uno stile di vita occidentale, tipicamente ad alto reddito, e si trovano a nord dell'equatore. Il Sud globale viene utilizzato per definire i Paesi a basso reddito che si trovano a sud dell'equatore e che spesso sono ex colonie dei Paesi del nord.
Man mano che i Paesi del nord del mondo raggiungono traguardi di sostenibilità, sempre più normative hanno aumentato il costo dello smaltimento dei rifiuti. In risposta, alcune aziende e governi esportano i loro rifiuti nei paesi del sud del mondo, dove le normative sono meno severe, aumentando esponenzialmente il carico ambientale sulla regione.
Il cambiamento climatico crea anche situazioni di ingiustizia ambientale. Gli impatti di questo fenomeno, come le temperature estreme, l'aumento delle precipitazioni e l'innalzamento del livello del mare, colpiscono in modo sproporzionato le comunità a basso reddito. Ad esempio, chi vive in zone soggette a inondazioni ha maggiori probabilità di risiedere in quartieri svantaggiati.
Il diritto ambientale protegge l'ambiente regolando il modo in cui gli esseri umani interagiscono con esso e con gli esseri viventi che lo abitano. La politica ambientale moderna intende migliorare e mantenere la qualità ambientale e ridurre gli effetti dannosi per la salute umana.
Il diritto ambientale include leggi sull'inquinamento atmosferico, sulla qualità dell'acqua, sulla gestione dei rifiuti, sulla pulizia dei contaminanti e sulla sicurezza chimica. A livello globale, gli accordi internazionali legalmente vincolanti coprono varie questioni ambientali. I protocolli sono accordi sussidiari costruiti a partire da un trattato primario, il più noto dei quali è il Protocollo di Kyoto. Il Protocollo di Kyoto, risultato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, vincola gli Stati parti a ridurre le emissioni di gas serra.
Esistono barriere di costi legate alle questioni di giustizia ambientale, poiché il processo spesso prevede contenziosi. Le spese legali, ad esempio, sono una sfida per chi lotta contro i problemi di giustizia ambientale. Le comunità minoritarie, già colpite in modo sproporzionato, spesso non dispongono delle risorse finanziarie per opporsi ai siti di rifiuti pericolosi o per affrontare altre disuguaglianze.
Secondo il Global Atlas of Environmental Justice (EJAtlas), a tutto aprile 2024 sono 4.076 i conflitti sociali creati da ingiustizie ambientali nel mondo.3 Ecco tre esempi:
L'estrazione di risorse naturali, come minerali preziosi e fondamentali, ha provocato numerosi conflitti ambientali in tutto il mondo, fra cui in Etiopia e nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).
La trivellazione per l'estrazione di gas naturale nel giacimento di gas di Arun, Indonesia, è stata collegata a diverse violazioni dei diritti umani nell'area.
Il governo del Belize ha autorizzato concessioni petrolifere per le trivellazioni offshore senza consultare le comunità locali, cosa che ha avuto un forte impatto sulla pesca locale e sul settore del turismo.
Nel corso degli anni, centinaia di organizzazioni dal basso per la giustizia ambientale e gruppi di sensibilizzazione della comunità hanno collaborato con varie parti interessate per promuovere iniziative e definire una strategia per la giustizia ambientale. Nel complesso, l'obiettivo è quello di dare potere alle comunità emarginate nel prendere decisioni ambientali che influenzano le loro vite.
Negli Stati Uniti, durante la sua prima settimana alla Casa Bianca, il presidente Biden ha firmato l'Ordine Esecutivo 140, che ha dato il via alla più ambiziosa agenda politica di giustizia ambientale mai intrapresa dal governo federale: " Tackling the Climate Crisis at Home and Abroad." L'ordine si basa sugli sforzi fondamentali dell'Ordine Esecutivo 12898, "Federal Actions to Address Environmental Justice in Minority Populations and Low-Income Populations" (Azioni federali per affrontare la giustizia ambientale nelle popolazioni di minoranza e a basso reddito), approvato per garantire che nessuna politica ambientale del governo federale colpisca in modo sproporzionato le comunità svantaggiate e di minoranza etnica.
A livello globale, il movimento per la giustizia ambientale chiede che le questioni relative alla salute ambientale vengano affrontate dalle Nazioni Unite. Nel 2022, a New York, la 76esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione per riconoscere "il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile", ma il diritto a un ambiente sano non è stato aggiunto alla Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite4.
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Le questioni ambientali sono l'insieme delle sfide e dei problemi che la Terra e i suoi sistemi naturali devono affrontare.
Il rilascio di alcuni gas nell'atmosfera terrestre può creare un "effetto serra", a causa del quale cui il calore si blocca nell'atmosfera e le temperature globali aumentano.
La sostenibilità è l’ambizione a lungo termine delle persone di coesistere sulla Terra senza esaurire le sue risorse naturali.
Con l'espressione cambiamento climatico si intende il riscaldamento globale, l'aumento documentato della temperatura globale della superficie della Terra dalla fine del 1800.
Tecnologie avanzate, standard di rendicontazione più severi e un maggiore sostegno da parte degli stakeholder stanno dando impulso alle iniziative ecologiche e agli incentivi che le incoraggiano.
Le aziende di tutto il mondo saranno obbligate a informarsi sui fattori ambientali, sociali e di governance (ESG).
1 “Race and Ethnicity in the US by Dot Density (2020 Census)” (link esterno a ibm.com), US Census Bureau, Esri, 23 agosto 2021.
2 “Siting of Hazardous Waste Landfills and Their Correlation with Racial and Economic Status of Surrounding Communities” (link resterno a ibm.com), US Government Accountability Office, 14 giugno 1983.
3 “EJ Atlas – Global Atlas of Environmental Justice” (link esterno a ibm.com), Geomatico, 2023.
4 “Resolutions of the 76th Session” (link esterno a ibm.com), Assemblea generale delle Nazioni Unite, 22 dicembre 2022.