Secondo la National Library of Medicine, gli anticorpi materni vengono trasferiti alla placenta durante il terzo trimestre della gravidanza, dando ai neonati immunità ad alcune infezioni e malattie. I bambini prematuri nascono prima che il trasferimento dell'immunità sia completo, a meno di 37 settimane di gestazione, e questo li rende più suscettibili a infezioni batteriche come la sepsi, che colpisce i sistemi immunitari immaturi o compromessi.¹
All'ospedale universitario di Anversa (UZA) in Belgio, circa un neonato pretermine su cinque nato con un peso inferiore a 1.500 grammi (3,3 libbre) presenta una sepsi a esordio tardivo. Il personale della terapia intensiva neonatale dell'ospedale ha il compito di rilevare sepsi o infezioni del flusso sanguigno, oltre a molte altre possibili complicazioni, in questi neonati, grazie all'intuizione basata sull'esperienza e le istantanee dei dati, per poi fornire un trattamento tempestivo al fine di ridurre il rischio di decesso e di ritardo dello sviluppo nei sopravvissuti.
A causa del potenziale rischio di esiti così devastanti, il Dott. David Van Laere, neonatologo dell'UZA, ha dedicato gran parte della carriera a trovare metodi migliori e più rapidi per rilevare la sepsi. "Negli ultimi dieci anni ho studiato le tendenze e i modelli tra i segni vitali e le complicazioni legate alla nascita pretermine", afferma.
La sua esperienza clinica ha rivelato che i cambiamenti dei segni vitali del bambino spesso sono visibili fino a diverse ore prima del rilevamento della sepsi. "Se potessimo rilevare prima questi cambiamenti dei dati, potremmo evitare un ritardo dell'avvio del trattamento antibiotico", afferma il dott. Van Laere. "Poiché gli antibiotici sono spesso salvavita in caso di sepsi, iniziare a somministrarli prima potrebbe potenzialmente incidere sulla gravità della malattia o addirittura aumentare le possibilità di sopravvivenza del bambino".
Questa realtà frustrante ha spinto il medico a trovare un modo per utilizzare al meglio la grande quantità di dati a disposizione. "La NICU dell'UZA è un ambiente altamente digitalizzato con più fonti di dati", afferma. "Disponiamo di set di dati completi, dalla nascita alla dimissione, che contengono segnali di monitoraggio, report, diagnosi, dati della cartella elettronica del paziente e altro ancora." Le informazioni ricavate dai dati dei pazienti possono aiutare a individuare gli stati patologici in una fase più precoce, se i medici riuscissero a trovare un modo per renderli fruibili.